Il Greco di Calabria nei secoli
L'avvio dell'irreversibile inversione di tendenza linguistica, culturale e religiosa in Calabria, si ha con l'avvento dei Normanni ( II metà dell' XI° secolo d.C.).
Con gli Svevi, ma ancor più con gli Angioini e Aragonesi, il "Greco di Calabria", viene ridotto in ambiti sempre più angusti, passando da "varietà alta" a "dominio" quasi esclusivo della "misera plebs".
Dopo il 1572/73, con la soppressione del Rito Greco, nell'ultima superstite Diocesi di Bova, anche qui (nella Bovesìa), da lingua di culto e di prestigio, il Greco, passa a lingua plebea. Però, nonostante questo durissimo colpo inferto alla grecità linguistica calabrese, nel 1758, lo storico e grecista P. P. Rodotà, in una sua fondamentale opera ( Dell'origine, progresso e stato presente del Rito Greco in Italia), scrive: ''Nella terra di Pentidattilo, Cardeto e Montebello, la lingua Greca prevale di presente all'Italiana. In S.Agata, in Armo, in Mosorrofa, nella Motta di S. Giovanni, in Melito e Bagaladi si usa dal volgo l'una e l'altra favella".
Esiste poi, un'altra testimonianza più recente e più "ufficiale", del perdurare della "glossa palèa" nei nostri territori: un documento redatto il 12 luglio 1845 da Giulio Cesare Libetta, Procuratore Generale del Re delle Due Sicilie, Ferdinando II° di Borbone, per la Provincia di "Calabria Ultra Prima", in cui è dato leggere molte notizie, tra cui, quelle relative alle condizioni sociali e linguistiche dei Circondari di S. Agata in Gallina, di Melito, di Bova.
Egli, rispondendo "al riserbato foglio", alla richiesta del Ministro di Grazia e Giustizia, annota che "in Cardeto parlasi un certo Greco corrotto...",(...) mentre...."nel Circondario di Melito si parla il Greco e precisamente in Montebello, S.Lorenzo e Ghorìo ... il tempo però, che tutto consuma, par che vada obsolendo quest'avanzo di antichità...".
Di ben altro tenore è invece l'annotazione sulla lingua, che il Libetta riserva a Bova e al suo Circondario: "Tutti gli abitanti, ab immemorabili, parlano il Greco di Omero e di Pindaro,(...) e il loro idioma è il Greco puro...; (...) i fedeli si confessano in lingua Greca e in questi paesi lo stesso predicatore, dopo aver predicato in Italiano, è obbligato a tradurre in Greco il suo sermone. I paesi dove si predica in Greco sono (oltre a Bova), Amendolea, S. Carlo, Gallicianò, Roccaforte, Roghudi, Ghorìo di Roghudi; in questi due ultimi paesi si parla il miglior Greco...".
Ancora nel 1911, la consistenza linguistica greca nello "zoccolo duro" dell'Area Grecanica, peraltro documentata anche, a grandi linee, da Norman Douglas, è la seguente: Bova, 71,6% di grecofoni, Roghudi 87,8% e Gallicianò di Condofuri 100%...
Nelle campagne di Bova, a Roghudi e a Gallicianò il Greco di Calabria è Lingua-Madre ancora fino agli anni '40 e '50! Per alcune famiglie, addirittura, fino agli anni '60!
Ciò spiega perchè, il Dott. Francesco Nucera tenne a Gallicianò, in occasione delle elezioni comunali del 1957, un comizio in Greco(!)...ovvero, nella "glossa palèa", l'antichissima e nobilissima Lingua dei Padri che...28 secoli di storia non hanno potuto cancellare...