Il Grand Tour nella Calabria Estrema

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Libro di Franco Tuscano, Rubettino, Soveria Mannelli 2016

Presentazione del volume "Il Grand Tour nella Calabria Estrema" di Franco Tuscano, Rubettino, Soveria Mannelli 2016

Il Mezzogiorno d’Italia non ha avuto - in generale - significative testimonianze di carattere narrativo che guardassero al proprio passato.

Spesso, nella storia dei nostri Padri, altro non restano che lunghe serie di freddi atti pubblici (compravendite, contratti, certificati, ecc.).

Forse per questo, in particolare in questi ultimi quattro secoli della nostra storia, pare che la più acuta, attenta e direi anche “oggettiva” memoria storica del Sud, sia stata - per così dire - delegata ai protagonisti del Grand Tour, ai viaggiatori stranieri, alcuni dei quali mossi, quasi, al “devoto pellegrinaggio”, da una mai sopita nostalgia verso le terre del sole, delle antiche civiltà.

In effetti, è accaduto, non di rado, che i cultori di storia della società meridionale, a causa della penuria delle fonti narrative, si siano fiduciosamente rivolti alle opere dei grandtourist, fino almeno all’800 inoltrato (epoca in cui cresceva, a vista d’occhio, il loro numero).

Da sempre, i nostri studiosi sono concordi nell’affermare che i più alti livelli di oggettività e competenza dell’universo meridionale siano stati raggiunti dai numerosi viaggiatori d’oltralpe, attratti dalla “terra del Mito”.

Gli scritti di questi “pellegrini” costituiscono, in un certo senso, anche una sorta di “risarcimento” verso le popolazioni del Mezzogiorno, non solo in termini di “recupero documentario”, ma anche per l’elevato livello di “investimento affettivo” che ha caratterizzato le loro discese nel profondo Sud.

Quel “profondo Sud” che nella storia “ufficiale” è prevalentemente sinonimo di arretratezza e miseria, nella prosa dei viaggiatori, “miracolosamente”, torna a essere non solo la terra del Mito, ma anche una terra catartica, di “primordiale incontaminata purezza” in cui lo spirito si rigenera e l’anima ritrova se stessa.

Insomma, la “storia” raccontata dagli amici girovaghi europei, sembra quasi rappresentare una sorta di “vendetta “ nei confronti di quella storia “ufficiale” che ha sempre sottostimato, quando non addirittura mistificato la nobile terra della Kalokagathìa.

 

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