La presenza degli Ebrei in terra bruzia ha origini abbastanza antiche e molti e svariati sono stati i fattori storici che, nel corso del tempo, hanno caratterizzato la storia di questo popolo nella Calabria e soprattutto nella Calabria Meridionale.
I dati storici attestano la presenza ebraica nel Bruzio già a partire dal I-II sec. d.C. con una fase di grande sviluppo nel corso del IV sec. come ampiamente documentato dalla Sinagoga di San Pasquale di Bova Marina o dalla famosa lucerna con il simbolo della Menorah di Leucopetra.
Secondo quanto riferito da Strabone pare che già da alcuni secoli prima della sua nascita gli Ebrei abitassero le più importanti città commerciali presenti sul Mediterraneo e commerciassero con numerose popolazioni. Estraneo a questi traffici commerciali sicuramente non poteva restare il Bruzio che data la sua strategica posizione, occupava un ruolo di primo piano nei commerci tra occidente e oriente. Numerose città costiere come Reggio, Locri, Crotone, Squillace e Vibo entrarono subito negli interessi commerciali del popolo ebraico costituendo ottimi luoghi, grazie ai loro approdi di notevole importanza nelle rotte marittime antiche e tardoantiche, nei quali insediare le loro comunità.
Un periodo storico particolarmente importante per la Calabria compreso tra il I-II sec. e la metà del XVI sec; un arco cronologico abbastanza lungo documentato in alcuni casi da una serie di elementi tangibili ancora oggi, rilevabili nella toponomastica, nell’onomasiologia e in alcuni casi nelle sopravvissute tradizioni culturali di alcuni luoghi che testimoniano inequivocabilmente la matrice identitaria impressa dagli Ebrei alla nostra cultura, basti pensare la coesistenza che si venne a creare tra popoli e credi differenti e che ha contribuito a sviluppare e a dare un impulso notevole alle attività commerciali, strutturando un sistema economico abbastanza saldo nella regione durato parecchi secoli.
Relativamente al territorio del Comune di Motta San Giovanni, i dati della ricerca storica hanno fornito importanti notizie e hanno fatto luce maggiormente sulla fase antica e tardoantica della storia ebraica relativa a questa zona a sud di Reggio, città dello Stretto dove aveva sede una Giudecca con importanti attività commerciali. Per il territorio di Leucopetra, odierna area territoriale di Lazzaro fraz. del Comune di Motta, gli studi sul periodo antico/tardoantico hanno documentato una certa vitalità socio-economica supportata dal rinvenimento presso una piccola necropoli, di una bellissima lucerna con la raffigurazione della menorah, il candelabro a sette braccia, simbolo per eccellenza della religione ebraica. Si tratta di un manufatto di provenienza africana, che è stato rinvenuto insieme ad altre analoghe, ma di impronta cristiana. Escluso il riutilizzo per una sepoltura da parte dei cristiani, non resta che la certezza di una pertinenza a un defunto ebreo che viveva presso Leucopetra.
Relativamente ai periodi storici successivi della storia ebraica di Leucopetra e di Motta San Giovanni, a causa della frammentarietà e della scarsità di dati, non si conosce nulla fino ai primi anni dell’età moderna dove appare documentata una Judeca de la Mocta Sancte Joannis.
L’origine della presenza a Motta San Giovanni di una Comunità ebraica che viveva in una Giudecca ancora oggi non del tutto localizzata, potrebbe con ogni probabilità farsi risalire, al pari di quella di Bova, alla cacciata degli Ebrei dalla Spagna oramai cristianizzata, avvenuta per volere dei sovrani Ferdinando d’Aragona e Isabella di Castiglia che emisero il famoso Trattato di Alhambra del 1492 con il quale imposero l’espulsione delle comunità ebraiche che non accettavano di convertirsi al Cristianesimo, dal regno di Spagna e dai suoi possedimenti a partire dal 31 luglio di quello stesso anno. Di conseguenza i provvedimenti previsti dal Trattato furono così estesi a tutti i possedimenti italiani, alla Sicilia nel 1493 e anche al Regno di Napoli. Molti Ebrei Sefarditi fuggendo così dalla Spagna e dai territori appartenenti alla Corona Spagnola si rifugiarono in Italia dove chiaramente fu permesso loro di insediarsi, mentre gli Ebrei che abitavano la Sicilia, diedero vita, sempre tra il 1492 e il 1493 a uno spostamento verso la Calabria, verso Reggio in modo particolare e i vicini territori localizzandosi negli anni a seguire. Occorre a questo punto fare una precisazione: le comunità ebraiche che si vennero a determinare in questo periodo nelle località dell’area calabra dello Stretto furono nella maggior parte dei casi accomunate dalla necessità di sorgere ai margini dei nuclei urbani, in prossimità delle principali vie di comunicazione e nelle immediate vicinanze dei palazzi del potere cosa indicativa e assolutamente possibile anche per la Comunità ebraica mottese.
Le fonti storiche, come già sottolineato, relativamente alla Giudecca di Motta San Giovanni sono molto misere ma nonostante ciò, ci consentono oggi di potere tracciare alcuni aspetti assolutamente rilevanti per una parte importante della storia di questa comunità.
Dell’esistenza a Motta San Giovanni di una Giudecca, un rione ebraico, nei primi anni del XVI sec. e fino al 1509, lo apprendiamo dall’esame del Registro delle entrate fiscali della Calabria Ultra del 1503 dove appare segnalata per ben 4 volte e tutte riferite a situazioni fiscali; dallo stesso Registro apprendiamo che essa è costituita da 7 fuochi cioè 7 nuclei famigliari e inoltre sappiamo anche il numero totale degli abitanti la stessa Giudecca, circa 35 persone e che godeva della stessa immunità concessa a quella terra. Il Registro, nel corso della sua disamina ci fornisce anche la situazione tributaria della stessa e cioè che doveva versare la somma di 7 denari, 1 tarì e 14 grani e mezzo, somma che non era stata possibile riscuotere a causa delle guerre, più un residuo mensurature salis di 7 grani che gli ebrei del luogo versavano periodicamente ad Annibale Pignatelli responsabile della riscossione delle imposte tributarie.
Vagliando sempre i dati del Registro delle entrate fiscali della Calabria Ultra, apprendiamo che nel 1508 gli ebrei abitanti la Giudecca mottese erano approssimativamente gli stessi, invece, di contro, si era verificato un aumento delle tasse che si attestavano a 10 denari, 2 tarì e 10 grani. La comunità ebraica mottese contribuiva poi al versamento di 4 denari, 2 tarì e 10 grani come imposta fissa per il raggiungimento della somma totale di 450 ducati a cui era stata sottoposta tutta la Calabria Ultra. Il 1509 è l’ultimo anno del quale si hanno notizie certe sulla Giudecca di Motta San Giovanni. Infatti il Registro di quell’anno la cita ancora una volta attuando una differenza nel pagamento dei tributi; divide infatti i contribuenti ebrei da quelli cristiani.
Nel 1509 inoltre due membri della comunità israelita, Jacob Muscato e Simento Siculo, lasciano per cause imprecisate Motta. Il primo si insedia a Stalettì mentre il secondo si insedia presso Terranova nella zona dell’attuale Cittanova dove del 1509 la comunità giudaica del luogo contava ben 59 fuochi. È molto probabile che proprio dal 1509 in poi, nella Comunità ebraica mottese ebbe inizio una lenta fase di decadimento e di abbandono, fenomeno maggiormente accentuato dall’emissione da parte di Ferdinando il Cattolico il 23 Novembre 1510, del Secondo editto di espulsione degli Ebrei dal Regno di Napoli il quale intima loro, di lasciare quei luoghi nel giro di soli quattro mesi. Il 25 Luglio sempre dello stesso anno numerosi Ebrei abitanti la città di Reggio e i territori vicini, si imbarcarono per Messina per raggiungere in parte Roma e in parte Livorno. Stessa fine toccò probabilmente agli ormai pochi abitanti la Giudecca di Motta.
Differentemente rispetto a quanto avvenuto per Bova o per altri centri, nel caso di Motta San Giovanni sfortunatamente i processi urbanistici non hanno consentito di conservare la presenza di resti di questo rione ebraico, ma alla luce di alcuni studi possiamo ipotizzarne una sua ubicazione. Uno studio topografico e toponomastico del luogo ha consentito tuttavia di rintracciare alcune peculiarità a mio avviso utili e importanti per iniziare a individuare il rione degli Ebrei a Motta San Giovanni.
Studiando una vecchia carta I.G.M. 1:25.000 mi è stato possibile notare, nella parte alta del centro abitato di Motta, quasi alle spalle del Rione Suso una piccola area pianeggiante indicata in topografia con la denominazione di “Piano degli Ebrei”; il che si inquadrerebbe con le caratteristiche riscontrate e comuni a numerosissimi centri calabresi che durante il XVI-XVII sec. ospitarono comunità ebraiche con relative giudecche. Ho infatti precisato in precedenza che una delle caratteristiche delle giudecche calabresi e reggine nel corso di questo periodo storico, era quella di mantenersi ai margini dei nuclei abitati in modo da non creare attriti e tensioni con la popolazione locale e questo coincide perfettamente nel nostro caso poiché l’area i questione è proprio ai margini della “fortezza” di Suso. Ma c’è di più! Un’altra caratteristica era quella di posizionare le giudecche nelle immediate vicinanze delle più importanti vie di comunicazione. Anche nel caso di Motta San Giovanni ciò coincide perfettamente. Infatti proprio per raggiungere Suso, fin dalla prima fase dell’età medioevale, si doveva percorrere una strada scoscesa che portava dall’area della “Terra della Motta” corrispondente all’attuale area di Piazza del Borgo proprio all’area d’altura, insinuandosi tra le case oltrepassando quella che nei documenti d’archivio viene denominata Porta Maggiore che si apriva lungo la cinta muraria della “cittadella fortificata” nelle immediate vicinanze della quale gli Ebrei stessi potevano commerciare i loro prodotti come l’estrazione della pece bruzia, la tinteggiatura dei tessuti con l’indaco e la sericoltura.
Riesaminando l’antica struttura di Suso non sfugge il dover notare inoltre, che dentro quest’area fortificata si ergevano inoltre importanti strutture ed edifici di potere politico e militare. Anche in questa “situazione storica” vi è la perfetta coincidenza delle caratteristiche. Suso era sede delle più importanti e prestigiose famiglie del potere mottese del periodo oltre che sede di depositi alimentari e di armi da difesa e gli Ebrei come già documentato per altre località tra cui Bova, è molto probabile che avessero ubicato la loro giudecca vicino Suso anche per il motivo di avere una protezione politica e militare in caso di scoppio di dissidi con la popolazione locale.
Nessuna ipotesi invece possiamo fare circa l’ubicazione della sinagoga, del pozzo utilizzato per i bagni rituali e delle altre strutture insediative tipiche delle aree abitate da nuclei ebraici.
Sfortunatamente i processi insediativi del luogo hanno cancellato le importanti evidenze storiche che sicuramente qui sorgevano e che ancora oggi riverberano i loro riflessi di civiltà.